Zafferano 3cuochi 2 - Giallo il colore della felicità - page 50

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UN’ANTICA MAGIA PER IL PALATO
Ai nostri avi le proprietà gastronomiche dello zafferano non passarono
inosservate, anzi lo fecero diventare l’ingrediente principe nelle cucine, perché
era anche simbolo di ricchezza e gioia.
Archestrato, cuoco e poeta greco, diceva che l’aggiunta di un pizzico di zaf-
ferano rende un piatto "degno delle divinità immortali". Alessandro Magno
era abituato a utilizzare lo zafferano nel riso e mescolato al vino e si dice che
durante le sue lunghe campagne militari non mancasse mai
sulla sua tavola. Gli antichi Romani lo utilizzavano per la
preparazione di vini aromatici, per cucinare le
pregiate carni del pavone, per realizzare salse
dorate con erbe profumate, nocciole e miele
e per moltissimi altri piatti. Apicio, celebre ga-
stronomo dell’antica Roma del I secolo d.C.,
scrisse appetitose ricette con lo zafferano, scelto
soprattutto per il colore dorato che dava ai cibi,
ma anche per le sue proprietà atte a facilitare la
digestione.
Durante il Medioevo, in Europa nelle cucine dei
nobili si utilizzava spesso lo zafferano perche’, oltre a
rendere i cibi particolarmente belli a vedersi e saporiti, era anche simbolo di
ricchezza; il costo dello zafferano era particolarmente elevato: 500 grammi
valevano a quel tempo quanto un cavallo! . Ciò che rendeva questa spezia
tanto desiderabile per i nobili in cerca di uno status-symbol da sfoggiare erano
quei filamenti che tingevano di sfumature d’oro tutto ciò che toccavano,
annunciando ai commensali le indubbie fortune del padrone di casa. Di fatto
le tavole più raffinate e i banchetti più importanti erano imbanditi con i piatti
Il Re della Cucina
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